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Nell’orto siamo tutti allo stesso livello

L’orto aziendale contro la crisi economica americana

NEW YORK – La sede della Toyota a Georgetown, in Kentucky, ha un enorme orto di pomodori e zucchine mentre presso il quartier generale del grande magazzino Kohl, a Milwaukee, l’enfasi è su bietole, spinaci e insalate. Persino PepsiCo, il colosso alimentare da 60 miliardi di dollari specializzato in cibi spazzatura come Mountain Dew, Cheetos e Rice-A-Roni ha creato al suo interno un corporate garden, rigorosamente biologico, coltivato dagli impiegati che alla fine della giornata tornano a casa con le borse piene di frutta ed ortaggi.

“E’ l’ultimissimo trend nell’America della crisi economica”, teorizza il New York Times, “per tirar su il morale degli impiegati, le compagnie che non possono più permettersi aumenti salariali, viaggi premio e bonus, hanno inventato un nuovo benefit: l’orto aziendale”.

I ripetuti appelli della first lady Michelle Obama per convincere il Paese a mangiare cibi più sani, biologici, locali ed ecosostenibili sono andati in porto. Secondo l’ultimo sondaggio della National Gardening Association nel 2009 ben 41 milioni di americani hanno coltivato da sé le proprie frutta e verdura. Un aumento di oltre il 13 % rispetto all’anno precedente. E secondo le stime il numero dovrebbe lievitare ulteriormente quest’anno. Fino a ieri l’orto-mania riguardava solo un’élite di aziende progressiste quali Google, Yahoo e Sunset Magazine, tutte di Silicon Valley, dove saper fare un buon composto è cruciale quanto programmare un computer. Ma adesso sono centinaia le corporation che, da un angolo all’altro del paese, permettono ai propri impiegati di fare i contadini “part-time” durante l’orario di lavoro. I vantaggi non sono solo di tipo salutista (lavorare i campi aiuta a mantenersi in forma, mangiare sano idem) ed economico. “Zappare la terra insieme incoraggia ad abbattere le gerarchie dell’ufficio”, teorizza Sheila Golden, senior manager di PepsiCo e ‘farmer’ convinta, “Nell’orto siamo tutti allo stesso livello”. A trarne vantaggio sono soprattutto i dipendenti delle aziende che oltre a portarsi a casa chili di ortaggi gratis e di primissima scelta, possono gustare i frutti della propria fatica alle mense aziendali, sempre più sane e vegetariane.

L’unico problema riguarda l’assenteismo. “Quando bisogna togliere le erbacce dai campi, molti si danno alla macchia”, ironizza Peggy Skinner, ideatrice dell’orto bio del colosso cosmetico Aveda, vicino a Minneapolis. “Per correre ai ripari abbiamo dovuto imporre turni di semina, raccolta e irrigazione”, precisa, “spedendo a tutti degli email settimanali di promemoria.

http://route66.corriere.it

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