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Posts Tagged ‘orto sul balcone’

“L’ORTO SUL BALCONE” PER MIGLIORARE L’IMMAGINE DELLA CITTA’: OPERA COMUNICAZIONE E PIANTE&PASSIONE PARTNER PER “MODICA CITTA’ RIFIORITA”

L’ORTO SUL BALCONE A MODICA CITTA' RIFIORITA

Non un semplice balcone fiorito, ma un vero e proprio “orto sul balcone”. E’ quello con il
quale Opera Comunicazione e Piante&Passione hanno deciso di partecipare al concorso “Modica
città rifiorita”.
L’intenzione non è, chiaramente, competitiva. Le due aziende del territorio hanno deciso
di diventare partner per l’occasione, con la sola voglia di contribuire a migliorare l’immagine del
centro storico della Città della Contea e di farlo in modo originale, allestendo un balcone con i
fiori, ma soprattutto con i frutti e con gli ortaggi che si potrebbero trovare in qualunque
giardino della campagna iblea.
L’agenzia “Opera Comunicazione”, che ha la propria sede in Corso Umberto,
esattamente di fronte all’ex palazzo delle Poste, ha messo a disposizione il proprio balcone.
“Piante&Passione”, reparto hobbystico dell’azienda Ecofaber, ha invece messo a disposizione le
proprie piante, con tutta la professionalità che deriva dalla lunga esperienza dell’azienda nel
settore vivaistico.
L’allestimento offerto da Piante&Passione al balcone di Opera si attiene chiaramente alla
gamma degli ortaggi di stagione: dalle melanzane alle fragole, dai pomodori alle zucchine, con
la specialità che contraddistingue l’azienda ossia le piante innestate. “Impiegare le piante
innestate –spiega Carlo Scollo, titolare di Ecofaber ‐ permette di coltivare le vecchie e gustose
varietà locali con maggiori garanzie in termini di quantità di prodotto ottenuto, omogeneità dei
frutti, resistenza alle malattie e agli stress climatici”. Così come i protagonisti del tradizionale
giardino siciliano –pensato secondo una concezione tipicamente utilitaristica‐ sono le piante da
frutto e gli ortaggi, anche il balcone può trasformarsi così in un vero e proprio “orto” e
diventare lo spazio adeguato per conciliare le esigenze estetiche a quelle del palato. L’idea non
è distante nemmeno dal modello anglosassone degli “edible landscaping”, i “giardini da
mangiare” che prevedono l’impiego di piante ornamentali edibili.
“Avendo a disposizione un balcone in pieno centro storico –spiega Irene Belluardo di
Opera Comunicazione‐ non potevamo non raccogliere l’invito dell’Unitre che, proponendo
l’iniziativa di Modica Città Rifiorita, ha messo alla prova la buona volontà di ognuno di noi di
realizzare qualcosa per colorare la città e renderla più accogliente per chi ci vive e per chi la
visita. Crediamo infatti che debbano essere innanzitutto le aziende che operano sul territorio a
dover dimostrare la sensibilità e la capacità di essere attente a queste esigenze della
collettività e protagoniste in questo tipo di iniziative, che certamente avranno un positivo
ritorno di immagine per tutti”.

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Le Piante e La Passione di Ecofaber all’Infiorata 2010

Ecofaber con la sua divisione dedicata all’hobbistica “Piante&Passione” sarà presente con il suo stand all’Infiorata di Noto che si terrà da sabato 15 maggio a domenica 16 maggio 2010. Tecnici specializzati saranno felici di fornire tutte le informazioni utili per realizzare il vostro orto anche sul balcone. Melanzane, pomodori, peperoni, basilico, lattughe per soddisfare la vista ed il palato!

Cos’è l’Infiorata?

Il basolato di Via Nicolaci sarà ancora una volta tappezzato di quadri in fiore. Il giorno precedente alla manifestazione, gli artisti si danno appuntamento sin dal primo mattino nella via lunga 122 m e larga 7 m circa, che viene “infiorata” per una larghezza di 4,5 m in maniera da predisporre i disegni che saranno realizzati solo a tarda sera con petali che conferiscono colore e vita ai meravigliosi quadri. La tradizione della patria del barocco ha valicato i confini nazionali fino ad arrivare oltreoceano. Nel 2002, a San Francisco il tappeto floreale netino è sbarcato tra grattacieli, negozi e musei entusiasmando i visitatori. Dove arriverà la tradizione siciliana?L’unica cosa certa è che arte e natura arrivano ovunque!

Marianna Martorana

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Spunta la costiera amalfitana sui tetti di Torino

Il sogno realizzato
da un fisico in pensione

alessandra rolle
torino

Il galateo insegna che non sta bene chiedere l’età. Ma con Gaetano Bruno si può fare uno strappo alla regola: «Ho 71 anni, 2 mesi e 4 giorni», risponde fiero il fisico elettronico. Non solo, il signor Bruno si domanda anche cosa farà da grande. E non ha dubbi: «Costruirò ponti e dighe. Ma per quello c’è tempo – dice – quindi per ora ho coronato il mio sogno: realizzare 5 livelli al sesto piano per ricreare la Costiera amalfitana nel centro di Torino, coltivando 150 metri quadri di orto biodinamico a terrazzamenti collegati da scalini».

Che l’orto mania fosse una moda si sapeva, da Veronica Berlusconi e Marella Agnelli fino a Michelle Obama e a Antonio Di Pietro: tutti rapiti dal flower power metropolitano. Gaetano Bruno però non si è accontentato di un semplice balconcino per coltivare insalata e pomodori non modificati. Il suo è un vero e proprio esempio di sviluppo sostenibile da cui ricava, ogni anno, più di 300 chili di frutta e verdura.

Insieme alla moglie ucraina Nataliya, laureata in biologia vegetale, ha progettato con cura ogni angolo del tetto, mettendo a punto oasi verdi ecologicamente corrette: nessun prodotto chimico, riciclaggio dell’acqua piovana, ampio recupero dei materiali e utilizzo di un compost auto prodotto per rinnovare la terra. «Ho colonie…chilometriche di lombrichi rossi che trasformano gli scarti vegetali in fertilizzante», racconta orgoglioso. Ecco gli ingredienti per avere il Giardino dell’Eden in città.

Ma da soli non bastano, perché dietro a un buon piatto c’è sempre la maestria di un grande chef. E quella di Gaetano Bruno si chiama passione. «Anche se ho lavorato soprattutto nell’ingegneria aereonautica – spiega – devo dire grazie a mio papà, che mi ha insegnato l’amore per le piante. A lui e alla Costiera amalfitana, da cui proveniva, ho dedicato i miei francobolli verdi», come chiama le 5 terrazze del giardino pensile.

Gaetano ha sempre sognato la Costiera, con i suoi frutti e i suoi profumi. E Costiera fu: sulle altane ci sono più di 2000 piante, tra alberi e arbusti ornamentali e fruttiferi (viti, kiwi, peschi, olivi, prugni, limoni, salici bianchi e persino una palma da datteri), piante erbacee da ortaggio (zucche, patate, piselli, rucola, verze, cavoli, fragole, peperoni, ecc) nonché quelle da fiore. Tutto il ciclo naturale del giardino è trascritto con cura su un’agenda, «il libro mastro». Con parte del raccolto vengono preparate marmellate, pesto, sciroppi, sottaceti e un buon vino chiamato «Le Terrazze», che il fratello di Gaetano, esperto informatico, pensa a etichettare.

Camminando sotto i rami ancora spogli, il padrone di casa spiega che ogni terrazza è individuata secondo un punto cardinale. Quella a nord è allestita a frutteto, quella a est è la sola a non avere terra ma vasi, mentre quella a sud è dedicata alla madre che Gaetano ha perso quand’era bambino. Alcuni alberi, alti anche 7-8 metri, provengono infatti dalla casa di campagna degli avi, dove la mamma amava passare le vacanze estive da ragazza. Qui, sotto l’ombra di un grande albicocco, il signor Bruno osserva le amate rose (oltre 80 esemplari) e ascolta il canto degli uccelli, in particolare quello di Tipiciù. «Quel pettirosso è uno dei miei migliori amici: mi segue sempre da molto vicino».

Infine c’è la terrazza ovest, un tripudio di macchia mediterranea che fa dimenticare di essere a due passi da corso Vittorio. Che splendido paradosso a così pochi metri di distanza: in basso la schizofrenia del traffico, in alto il silenzio ovattato della vegetazione.

Il galateo insegna che non sta bene chiedere l’età. Ma con Gaetano Bruno si può fare uno strappo alla regola: «Ho 71 anni, 2 mesi e 4 giorni», risponde fiero il fisico elettronico. Non solo, il signor Bruno si domanda anche cosa farà da grande. E non ha dubbi: «Costruirò ponti e dighe. Ma per quello c’è tempo – dice – quindi per ora ho coronato il mio sogno: realizzare 5 livelli al sesto piano per ricreare la Costiera amalfitana nel centro di Torino, coltivando 150 metri quadri di orto biodinamico a terrazzamenti collegati da scalini».

Che l’orto mania fosse una moda si sapeva, da Veronica Berlusconi e Marella Agnelli fino a Michelle Obama e a Antonio Di Pietro: tutti rapiti dal flower power metropolitano. Gaetano Bruno però non si è accontentato di un semplice balconcino per coltivare insalata e pomodori non modificati. Il suo è un vero e proprio esempio di sviluppo sostenibile da cui ricava, ogni anno, più di 300 chili di frutta e verdura.

Insieme alla moglie ucraina Nataliya, laureata in biologia vegetale, ha progettato con cura ogni angolo del tetto, mettendo a punto oasi verdi ecologicamente corrette: nessun prodotto chimico, riciclaggio dell’acqua piovana, ampio recupero dei materiali e utilizzo di un compost auto prodotto per rinnovare la terra. «Ho colonie…chilometriche di lombrichi rossi che trasformano gli scarti vegetali in fertilizzante», racconta orgoglioso. Ecco gli ingredienti per avere il Giardino dell’Eden in città.

Ma da soli non bastano, perché dietro a un buon piatto c’è sempre la maestria di un grande chef. E quella di Gaetano Bruno si chiama passione. «Anche se ho lavorato soprattutto nell’ingegneria aereonautica – spiega – devo dire grazie a mio papà, che mi ha insegnato l’amore per le piante. A lui e alla Costiera amalfitana, da cui proveniva, ho dedicato i miei francobolli verdi», come chiama le 5 terrazze del giardino pensile.

Gaetano ha sempre sognato la Costiera, con i suoi frutti e i suoi profumi. E Costiera fu: sulle altane ci sono più di 2000 piante, tra alberi e arbusti ornamentali e fruttiferi (viti, kiwi, peschi, olivi, prugni, limoni, salici bianchi e persino una palma da datteri), piante erbacee da ortaggio (zucche, patate, piselli, rucola, verze, cavoli, fragole, peperoni, ecc) nonché quelle da fiore. Tutto il ciclo naturale del giardino è trascritto con cura su un’agenda, «il libro mastro». Con parte del raccolto vengono preparate marmellate, pesto, sciroppi, sottaceti e un buon vino chiamato «Le Terrazze», che il fratello di Gaetano, esperto informatico, pensa a etichettare.

Camminando sotto i rami ancora spogli, il padrone di casa spiega che ogni terrazza è individuata secondo un punto cardinale. Quella a nord è allestita a frutteto, quella a est è la sola a non avere terra ma vasi, mentre quella a sud è dedicata alla madre che Gaetano ha perso quand’era bambino. Alcuni alberi, alti anche 7-8 metri, provengono infatti dalla casa di campagna degli avi, dove la mamma amava passare le vacanze estive da ragazza. Qui, sotto l’ombra di un grande albicocco, il signor Bruno osserva le amate rose (oltre 80 esemplari) e ascolta il canto degli uccelli, in particolare quello di Tipiciù. «Quel pettirosso è uno dei miei migliori amici: mi segue sempre da molto vicino».

Infine c’è la terrazza ovest, un tripudio di macchia mediterranea che fa dimenticare di essere a due passi da corso Vittorio. Che splendido paradosso a così pochi metri di distanza: in basso la schizofrenia del traffico, in alto il silenzio ovattato della vegetazione.

la stampa.it

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