Le Piante e La Passione di Ecofaber all’Infiorata 2010
Ecofaber con la sua divisione dedicata all’hobbistica “Piante&Passione” sarà presente con il suo stand all’Infiorata di Noto che si terrà da sabato 15 maggio a domenica 16 maggio 2010. Tecnici specializzati saranno felici di fornire tutte le informazioni utili per realizzare il vostro orto anche sul balcone. Melanzane, pomodori, peperoni, basilico, lattughe per soddisfare la vista ed il palato!
Cos’è l’Infiorata?
Il basolato di Via Nicolaci sarà ancora una volta tappezzato di quadri in fiore. Il giorno precedente alla manifestazione, gli artisti si danno appuntamento sin dal primo mattino nella via lunga 122 m e larga 7 m circa, che viene “infiorata” per una larghezza di 4,5 m in maniera da predisporre i disegni che saranno realizzati solo a tarda sera con petali che conferiscono colore e vita ai meravigliosi quadri. La tradizione della patria del barocco ha valicato i confini nazionali fino ad arrivare oltreoceano. Nel 2002, a San Francisco il tappeto floreale netino è sbarcato tra grattacieli, negozi e musei entusiasmando i visitatori. Dove arriverà la tradizione siciliana?L’unica cosa certa è che arte e natura arrivano ovunque!
Marianna Martorana
Spunta la costiera amalfitana sui tetti di Torino
Il sogno realizzato
da un fisico in pensione
Il galateo insegna che non sta bene chiedere l’età. Ma con Gaetano Bruno si può fare uno strappo alla regola: «Ho 71 anni, 2 mesi e 4 giorni», risponde fiero il fisico elettronico. Non solo, il signor Bruno si domanda anche cosa farà da grande. E non ha dubbi: «Costruirò ponti e dighe. Ma per quello c’è tempo – dice – quindi per ora ho coronato il mio sogno: realizzare 5 livelli al sesto piano per ricreare la Costiera amalfitana nel centro di Torino, coltivando 150 metri quadri di orto biodinamico a terrazzamenti collegati da scalini».
Che l’orto mania fosse una moda si sapeva, da Veronica Berlusconi e Marella Agnelli fino a Michelle Obama e a Antonio Di Pietro: tutti rapiti dal flower power metropolitano. Gaetano Bruno però non si è accontentato di un semplice balconcino per coltivare insalata e pomodori non modificati. Il suo è un vero e proprio esempio di sviluppo sostenibile da cui ricava, ogni anno, più di 300 chili di frutta e verdura.
Insieme alla moglie ucraina Nataliya, laureata in biologia vegetale, ha progettato con cura ogni angolo del tetto, mettendo a punto oasi verdi ecologicamente corrette: nessun prodotto chimico, riciclaggio dell’acqua piovana, ampio recupero dei materiali e utilizzo di un compost auto prodotto per rinnovare la terra. «Ho colonie…chilometriche di lombrichi rossi che trasformano gli scarti vegetali in fertilizzante», racconta orgoglioso. Ecco gli ingredienti per avere il Giardino dell’Eden in città.
Ma da soli non bastano, perché dietro a un buon piatto c’è sempre la maestria di un grande chef. E quella di Gaetano Bruno si chiama passione. «Anche se ho lavorato soprattutto nell’ingegneria aereonautica – spiega – devo dire grazie a mio papà, che mi ha insegnato l’amore per le piante. A lui e alla Costiera amalfitana, da cui proveniva, ho dedicato i miei francobolli verdi», come chiama le 5 terrazze del giardino pensile.
Gaetano ha sempre sognato la Costiera, con i suoi frutti e i suoi profumi. E Costiera fu: sulle altane ci sono più di 2000 piante, tra alberi e arbusti ornamentali e fruttiferi (viti, kiwi, peschi, olivi, prugni, limoni, salici bianchi e persino una palma da datteri), piante erbacee da ortaggio (zucche, patate, piselli, rucola, verze, cavoli, fragole, peperoni, ecc) nonché quelle da fiore. Tutto il ciclo naturale del giardino è trascritto con cura su un’agenda, «il libro mastro». Con parte del raccolto vengono preparate marmellate, pesto, sciroppi, sottaceti e un buon vino chiamato «Le Terrazze», che il fratello di Gaetano, esperto informatico, pensa a etichettare.
Camminando sotto i rami ancora spogli, il padrone di casa spiega che ogni terrazza è individuata secondo un punto cardinale. Quella a nord è allestita a frutteto, quella a est è la sola a non avere terra ma vasi, mentre quella a sud è dedicata alla madre che Gaetano ha perso quand’era bambino. Alcuni alberi, alti anche 7-8 metri, provengono infatti dalla casa di campagna degli avi, dove la mamma amava passare le vacanze estive da ragazza. Qui, sotto l’ombra di un grande albicocco, il signor Bruno osserva le amate rose (oltre 80 esemplari) e ascolta il canto degli uccelli, in particolare quello di Tipiciù. «Quel pettirosso è uno dei miei migliori amici: mi segue sempre da molto vicino».
Infine c’è la terrazza ovest, un tripudio di macchia mediterranea che fa dimenticare di essere a due passi da corso Vittorio. Che splendido paradosso a così pochi metri di distanza: in basso la schizofrenia del traffico, in alto il silenzio ovattato della vegetazione.
Il galateo insegna che non sta bene chiedere l’età. Ma con Gaetano Bruno si può fare uno strappo alla regola: «Ho 71 anni, 2 mesi e 4 giorni», risponde fiero il fisico elettronico. Non solo, il signor Bruno si domanda anche cosa farà da grande. E non ha dubbi: «Costruirò ponti e dighe. Ma per quello c’è tempo – dice – quindi per ora ho coronato il mio sogno: realizzare 5 livelli al sesto piano per ricreare la Costiera amalfitana nel centro di Torino, coltivando 150 metri quadri di orto biodinamico a terrazzamenti collegati da scalini».
Che l’orto mania fosse una moda si sapeva, da Veronica Berlusconi e Marella Agnelli fino a Michelle Obama e a Antonio Di Pietro: tutti rapiti dal flower power metropolitano. Gaetano Bruno però non si è accontentato di un semplice balconcino per coltivare insalata e pomodori non modificati. Il suo è un vero e proprio esempio di sviluppo sostenibile da cui ricava, ogni anno, più di 300 chili di frutta e verdura.
Insieme alla moglie ucraina Nataliya, laureata in biologia vegetale, ha progettato con cura ogni angolo del tetto, mettendo a punto oasi verdi ecologicamente corrette: nessun prodotto chimico, riciclaggio dell’acqua piovana, ampio recupero dei materiali e utilizzo di un compost auto prodotto per rinnovare la terra. «Ho colonie…chilometriche di lombrichi rossi che trasformano gli scarti vegetali in fertilizzante», racconta orgoglioso. Ecco gli ingredienti per avere il Giardino dell’Eden in città.
Ma da soli non bastano, perché dietro a un buon piatto c’è sempre la maestria di un grande chef. E quella di Gaetano Bruno si chiama passione. «Anche se ho lavorato soprattutto nell’ingegneria aereonautica – spiega – devo dire grazie a mio papà, che mi ha insegnato l’amore per le piante. A lui e alla Costiera amalfitana, da cui proveniva, ho dedicato i miei francobolli verdi», come chiama le 5 terrazze del giardino pensile.
Gaetano ha sempre sognato la Costiera, con i suoi frutti e i suoi profumi. E Costiera fu: sulle altane ci sono più di 2000 piante, tra alberi e arbusti ornamentali e fruttiferi (viti, kiwi, peschi, olivi, prugni, limoni, salici bianchi e persino una palma da datteri), piante erbacee da ortaggio (zucche, patate, piselli, rucola, verze, cavoli, fragole, peperoni, ecc) nonché quelle da fiore. Tutto il ciclo naturale del giardino è trascritto con cura su un’agenda, «il libro mastro». Con parte del raccolto vengono preparate marmellate, pesto, sciroppi, sottaceti e un buon vino chiamato «Le Terrazze», che il fratello di Gaetano, esperto informatico, pensa a etichettare.
Camminando sotto i rami ancora spogli, il padrone di casa spiega che ogni terrazza è individuata secondo un punto cardinale. Quella a nord è allestita a frutteto, quella a est è la sola a non avere terra ma vasi, mentre quella a sud è dedicata alla madre che Gaetano ha perso quand’era bambino. Alcuni alberi, alti anche 7-8 metri, provengono infatti dalla casa di campagna degli avi, dove la mamma amava passare le vacanze estive da ragazza. Qui, sotto l’ombra di un grande albicocco, il signor Bruno osserva le amate rose (oltre 80 esemplari) e ascolta il canto degli uccelli, in particolare quello di Tipiciù. «Quel pettirosso è uno dei miei migliori amici: mi segue sempre da molto vicino».
Infine c’è la terrazza ovest, un tripudio di macchia mediterranea che fa dimenticare di essere a due passi da corso Vittorio. Che splendido paradosso a così pochi metri di distanza: in basso la schizofrenia del traffico, in alto il silenzio ovattato della vegetazione.